Paola Turci, la sofferenza impossibile da sopportare: “Ho finto di…”

In una lunga intervista Paola Turci si è confessata a cuore aperto parlando anche di uno dei momenti più difficili da affrontare.

Un dolore profondo, una ferita ancora aperta. Paola Turci ha trovato la forza di tornare a parlare del periodo buio che ha affrontato qualche anno fa e questa volta ha deciso di dire tutta la verità a riguardo. Un racconto senza riserve il suo, non ha risparmiato alcun dettaglio in un’intervista fiume rilasciata di recente. Si emoziona ancora a rievocare quegli attimi di sofferenza: è praticamente inevitabile per la cantante.

Nonostante il peggio sia ormai alle spalle, porta i segni, visibili e meno visibili, di quanto le è accaduto. Per anni ha cercato di celare tutto, disagio emotivo compreso, ma a un certo punto ha detto ‘basta’ e ha cominciato a risalire, dopo aver toccato il fondo. “Devo ammettere che ho passato anni a nascondermi”, ha dichiarato raggiunta dai microfoni della redazione del Corriere della Sera.

Paola Turci dopo l’incidente: “Ho fatto semplicemente finta di…”

Era il 15 agosto del 1993, Paola Turci rimase vittima di un gravissimo incidente in auto. Finisce sotto i ferri per tredici volte, rischiando anche di perdere uno dei due occhi, il destro. Per fortuna alla fine è riuscita a contenere i danni, grazie anche all’intervento tempestivo e magistrale dei medici che l’hanno operata. Ancora oggi sulla sua pelle sono visibili i segni di quel tragico avvenimento, ma non la fanno più soffrire come un tempo.

Ne ha parlato in un’intervista fiume concessa al Corriere della Sera di recente nella quale è uscita finalmente allo scoperto togliendosi forse un peso insostenibile dal petto. “Ho passato anni e anni a nascondermi, a fare finta di stare bene. Volevo dimostrare agli altri che non avevo paura ma mentivo”.

Ma ha ammesso anche che ad un certo punto ha trovato la forza di voltare pagina: “Ricordo che a casa mia feci togliere tutti gli specchi che erano appesi alle pareti“, ha continuato la cantante. “Poi a un certo punto, molto più avanti, ho preso in mano un piccolo specchio e ho iniziato a guardarmi”. Si è trattato di un processo graduale, sottolinea: “Cercavo di non osservarmi tutta insieme. Dal collo in su, salivo: la bocca, il naso. Praticamente un pezzo al giorno”.